Due amici di vecchia data, la periferia milanese, la musica, la droga: #Funeralopolis, a suburban portrait (2017, regia di Alessandro Redaelli). Un ritratto di periferia, un documentario intenso e controverso senza filtri e censure.
–> ore 21:30 – proiezione NON ufficiale con VASHISH e #Felce, protagonisti del docufilm – #Funeralopolis più dibattito.
Come ogni lunedì:
ore 18 – #Mercatork
ore 20 – lezione di #vinyasa – Yoga con Alexis
ore 20:30 – cena popolare vegana
Tra Bresso, Sesto San Giovanni e Milano, ci immergiamo nelle vite di Vash e Felce, che insieme fanno musica, si fanno di eroina e condividono tutto. La loro realtà è a volte brutale, spesso comica, tragica e romantica. La loro eterna ribellione non ha una causa, né uno scopo, né una fine. Vash e Felce sono cresciuti a Bresso, tra il campetto da calcio, i murales, le risse e i litigi, le case popolari e gli appartamenti occupati. Si sono incontrati grazie al rap, ai graffiti e la comune passione per l’esoterismo e le droghe e sono diventati amici nonostante due percorsi di vita molto diversi (Felce, già trentenne, è laureato in architettura, Vash, più giovane, si è fermato alla terza media). Registrano canzoni, fanno concerti, passano il tempo, tra lavoretti saltuari e spaccio. Entrambi sono prodotti di Bresso, con il sogno di fuggire dalla città, musicisti di provincia dalla cultura disordinata e amicizie variegate. Funeralopolis non parla di eroina. Non è un’indagine sugli effetti della dipendenza. Non vuole spiegare, né giustificare, né esaltare lo stile di vita dei suoi protagonisti. È, fondamentalmente, un film su due amici. Due ragazzi in cerca del senso della vita, in attesa della morte. Persi in un eterno girovagare in una città che sembra un deserto, parlando di sesso e religione, esagerando con la droga, cantando il degrado e la violenza e danzando tra le tombe di un cimitero.
Funeralopolis è stato realizzato con l’intento di raccontare da vicino le storie e gli ambienti in cui vivono i protagonisti. Questa vicinanza si riflette nell’uso della macchina da presa, così dentro all’azione che si fa compagna di viaggio dei due protagonisti. Vash e Felce la usano come confessionale e platea, rivolgendosi alla camera come se avessero davanti un pubblico, una folla di fan in delirio, pronta ad applaudire ogni loro gesto. La scelta di raccontare il mondo in bianco e nero è dettata dalla necessità di non estetizzare le immagini mostrate e il loro contenuto, uniformando tutti i momenti narrati
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