Ciao a tutte e a tutti,
Milano si è fermata. La pandemia ha realizzato l’impensabile bloccando i corpi, la vita sociale, la produzione. Ogni certezza ha vacillato, l’ineluttabilità yuppie del meneghismo militante è stata messa in discussione, ma non è stato come nei film hollywoodiani: nel finale, la sofferenza e la crisi incombente non ci hanno permesso di festeggiare sulle macerie del discorso tossico ben riassunto da #milanononsiferma.
Eppure oggi è un giorno perfetto per dichiarare che, fuori dalle beatificazioni effimere degli angeli della pandemia, c’è una città che non si è mai arresa. Si è fermata, non c’è vergogna in questo, ma non si è arresa. Tante e tanti di noi hanno animato le brigate, le staffette e le colonne della solidarietà. Altre e altri di voi si sono attivati per costruire forme alternative di socialità, d’incontro, di mutuo soccorso. Ancora nell’autogestione, nel sindacalismo di base, nelle associazioni, si è tessuta la trama delle relazioni, delle lotte nel lavoro riconosciuto e non, nel sostegno agli ultimi e alla comunità tutta.
Tutto questo è una parte integrante di Milano, importante, diversamente protagonista di un rimboccarsi le maniche che non si misura in termini di PIL, altezza dei grattacieli, volume di turisti, ma fa dell’inclusione e della solidarietà pratica quotidiana, piuttosto che vocazione elettorale.
È il caso della Cascina Autogestita Torchiera SenzAcqua che da 27 anni osa la pratica della convivialità, dell’autogestione, delle controculture, dentro questa città, anzi meglio, in una delle sue periferie. Cascina Torchiera, al pari di storie che oggi portano il nome di Ri-Make, Lambretta, Fornace, rappresenta la città che non si è arresa, antifascista, migrante, femminile, bambina, e che resiste perché crediamo che una città senza conflitti, informalità, stress alle maglie del diritto, non sia una città pubblica.
Un’epidemia ha rinfrescato la memoria sull’importanza della sanità pubblica, dell’istruzione, del lavoro di cura. Il prezzo pagato da tutte e tutti noi è stato enorme e ingiustificabile. Non permetteremo che sia una tornata elettorale o l’assenza di coraggio della politica maiuscola a mostrare l’asfissia di una Milano normalizzata e privatizzata. Un’epidemia ha mostrato la fragilità della folle rincorsa alla turistificazione e all’aumento dei valori immobiliari, dunque non dimentichiamo quale sarà l’ulteriore prezzo da pagare non appena si esaurirà l’interregno dello stop ai licenziamenti.
Quella del prossimo 19 settembre non può e non deve essere una parata di Torchiera o per Torchiera. Ci piacerebbe fosse una parata di quella città che non si arrende ad una Milano esclusiva e quindi escludente. Di questo luogo sì, ci sentiamo parte integrante.
Non sappiamo garantirvi cosa accadrà poi: un fuoco fatuo o l’inizio di un percorso? Possiamo garantirvi che non siamo un vuoto (d)a rendere, uno spazio privo di identità, un pezzetto di città da mettere sul mercato perché il Comune è indebitato mentre investitori, fondazioni, sviluppatori hanno fame di affari.
Tutte le giunte che abbiamo conosciuto in questi anni hanno sistematicamente disapplicato gli strumenti di legittimazione degli spazi sociali per costringerci e quindi accusarci di essere illegali. A noi questa definizione non crea problemi, e non crea problemi perché crediamo nella legittimità della nostra azione e siamo consapevoli che senza autogestione non esisterebbe alcuna Cascina Torchiera.
Ci piace immaginare che questa parata sia l’occasione per la città dei territori, della cura, dei diritti ma anche la città della creatività piuttosto che delle regole stantie, della festa piuttosto che degli eventi, dell’accessibilità piuttosto che dell’iconicità, della diversità piuttosto che del decoro. Le voci, i suoni, le tappe, le arti performative che metteremo in campo, non devono essere che un pezzetto di quanto coralmente sapremo esprimere. Vogliamo vivere, non solo resistere in una colata di cemento. Vogliamo respirare, non solo ansimare nell’aria che resta. Vogliamo realizzare quello che non hanno previsto, non solo accontentarci delle conquiste di ieri.
Questi appunti sono un invito. Vi aspettiamo tutte e tutti a un’assemblea cittadina che convochiamo il prossimo giovedì 3 settembre, alle ore 20.48, nell’aia della Cascina.