La Mayday parade negli ultimi sette anni ha visto una partecipazione crescente a Milano, ha invaso le vie della città con gioia e determinazione, senza paura né di se stessa né degli spauracchi che sindaco e soprattutto vice-sindaco, al soldo di interessi più grandi di loro, hanno costantemente seminato con la compiacenza fortunatamente solo di alcuni tra gli operatori dei media.
Ma la città ha visto e vissuto ciò che rappresenta la Mayday: un momento di relazione e coinvolgimento che ha saputo dare parola ad un corpo sociale normalmente escluso da ogni forma di protagonismo, evidenza e decisione: le giovani generazioni precarie.
Intere generazioni segregate in un limbo di eterna precarietà, costrette a subire idee di futuro decise da "visionari" della politica di mezzo secolo più vecchi, obbligati a portare il peso di un'inefficace workfare state di cui dovranno tappare i buchi e del quale non potranno godere.
La Mayday costituisce un evento d'eccezione del panorama incancrenito e bacchettone dell'Italia di oggi. E' una manifestazione che segna un'intera stagione politica ed è la fonte privilegiata del protagonismo di nuovi soggetti sociali, fonte da cui si abbeverano abbondantemente, molte volte con ipocrisia, sindacati più o meno grandi, partiti e personalità dello spettacolo circense della politica.
In ogni caso la Mayday è espressione gaia e verace della creatività precaria.
Il 16 marzo 2007 inizia un processo intentato a 28 persone per fatti avvenuti in occasione della Mayday 2004. In particolare sembra aver dato fastidio il colore con cui parti della città sono state dipinte e il fatto che, per la prima volta da decenni, in questa città il primo maggio è diventato di nuovo un giorno festivo, di fronte alla scelta di molti ipermercati e di molte catene commerciali di tenere chiuso in occasione della manifestazione. Mentre il vice-sindaco De Corato agita i fantasmi di una politica che non ci è mai appartenuta, noi sentiamo di dover ringraziare con un sorriso i responsabili e i lavoratori di quegli esercizi che hanno onorato il giorno della festa dei lavoratori (precari e non).
In realtà dobbiamo raccontarvi che il sorriso è la reazione principale a questo processo, in cui si taccia una manifestazione di CENTOMILA persone come un evento eversivo dell'ordine democratico ed economico. Vorremmo che la pubblica accusa facesse la sua arringa di fronte a queste CENTOMILA persone e spiegasse loro che sono eversive della democrazia perché reclamano una vita più dignitosa e diritti che per lungo tempo erano considerati acquisiti ma che recentemente non sono neanche presi in considerazione.
Leggere sull'atto di accusa l'uso di un articolo del codice penale che farebbe scompisciare dalle risate anche i più accaniti nostalgici del Ventennio, nell'anno di grazia 2007, non può che contagiare anche noi con una risata. Sì, perché oltre alle fantasticherie su violenza e distruzione barbara, nell'atto di accusa troviamo anche l'accusa gravissima di distribuire volantini e immagini dal significato eversivo:
staranno parlando di San Precario che ormai ogni lavoratore precario ha eletto a proprio patrono? Staranno parlando degli acrobati presenti sui volantini della Mayday? Staranno parlando degli Imbattibili, supereroici quotidiani?
Un'accusa di tal fattezza, ridicola ma grave, fa il paio con la statura morale prima ancora che politica di chi cerca di criminalizzare migliaia di persone solo perché pretendono maggiore equità, dignità, retribuzioni adeguate, garanzie e reddito.
Abbiamo capito tutto: siamo su scherzi a parte!
Non crederanno che ogni precario/a creda alle loro mistificazioni, più che all'evidenza della gioia che hanno vissuto in tutti questi anni di MAYDAY PARADE?
We say MAYDAY MAYDAY
MAYDAY 007 l'intelligenza dei precari/e
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