TRoK! presenta: Les Rhinocerós + Father Murphy + Above the Tree | giovedì 23.02.12

Questo è un appuntamento col botto, non resterete delusi, al massimo solo un po’ infreddoliti (ma abbiamo riparato la stufa).
Stante che è giovedì sera: venite presto, iniziamo presto, finiamo presto.
_ giovedì 23 febbraio 2012, ore 22

TRoK! proudly presenta

::: Les Rhinocerós  [afro math-rock | washington DC]
::: Father Murphy  [psychedelic doom | treviso]
::: Above the Tree  [noise-folk | senigallia]

Se leggi sotto trovi pure tante belle parole su questa bella gente.
Qui invece c’è l’evento sul cazzo di facebook.

a::: Les Rhinocerós
[afro math-rock | washington DC]

I Rhinocerós sono una giovane band di Washington che porta lungo le strade un bizzarro mondo sonoro nato dalla fusione tra la tradizione del rock, la world music, il noise, l’ambient e il jazz. La band nasce nel 2008 dall’incontro tra tre teenager ancora alle scuole superiori, ed è cresciuta da allora in maniera selvaggia, spingendo musica e fantasia fino all’estremo.
Emotiva, minimalista, intensa e coinvolgente, quella dei Rhinocerós è musica che va oltre l’immaginazione fino ai limiti della sanità mentale. La band ha proseguito i suoi esperimenti sonori aggiungendo strumenti anche inusuali rispetto al setting classico di una rock-band, giungendo, nel 2011, alla pubblicazione dell’omonimo disco d’esordio su Tzadik, l’etichetta di John Zorn.

::: Father Murphy
[psychedelic doom | treviso]

I Father Murphy sono freddie (voce, chitarra), Chiara Lee (voce, tastiera, percussioni) and Vittorio Demarin (batteria, viola, voce). I rari momenti in cui non sono in tour li trascorrono a Treviso, prevalentemente a registrare, visto che in pochi anni hanno dato alla luce due album e una pletora di EP, split ed edizioni limitate di vario genere. L’ultima fatica, “Anyway your children will deny it”, è in uscita in queste settimane, mixata da Greg Saunier dei Deerhoof, con cui i Father Murphy hanno condiviso il palco lungo il tour americano.
La musica dei Father Murphy è una sostanza oscura che nasce dall’incontro tra drone-music, canti gregoriani, tastiere giocattolo e tradizione cabalistica, il tutto sotto l’influenza dei maestri delle colonne sonore (come Goblin e Morricone) e dell’horror italiano degli anni ’70. A tutto ciò va però aggiunta una buona dose di follia e di humour, perchè le vicende trattate, dalla religione all’eremitaggio, non possono essere prese troppo sul serio.

::: Above the Tree
[noise-folk | senigallia]

Above The Tree nasce nel 2007 come progetto solista di Marco Bernacchia, artista sonoro e visivo marchigiano attivo in precedenza con Gallina e M.A.Z.C.A, i cui quattro album hanno ottenuto ottimi riscontri di critica e pubblico.
La musica di Above the Tree si caratterizza da sempre per la capacità di unire folk ed avanguardia, con costanti richiami all’Africa tribale e al blues delle origini, adagiando il tutto su un tappeto fatto di delicato rumore. Il suo live, di forte impatto visivo, è caratterizzato da un approccio teatrale che pone il corpo sullo stesso livello della musica e in cui è costante l’utilizzo di una maschera da gallo. Dal 2007 ad oggi innumerevoli sono stati i palchi che lo hanno ospitato, dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Spagna, e ancora Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacca, Svizzera, Svezia ed Ucraina. Un tour senza sosta alcuna durato 4 anni.
Nel gennaio 2012, in seguito all’incontro con Matteo Sideri (elettronica/percussioni) uscirà il suo primo disco in duo; per l’occasione quindi il nome del progetto verrà trasformato in Above the Tree & E-side. Il disco si intitolerà WILD e verrà prodotto dall’etichetta bolognese Locomotiv Records.
In Wild il lato mantrico caratteristico del suono di Above The Tree/Marco Bernacchia è esaltato e rafforzato dal beat primitivo di Matteo Sideri. L’unione dei due musicisti conduce il disco verso atmosfere desertiche in cui il vento del Sahara sembra fare da sfondo alle timbriche contaminate dal blues del delta e in cui i ritmi sono sviluppati ad hoc per animare le voci ancestrali degli indiani d’America.
Quest’onda sinuosa e maestosa volteggia su un linguaggio di confine che conduce chi ascolta verso un nuovo mondo selvaggio.

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